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SYMPHYSODON
Con il nome comune di Discus, seguito dall'indicazione della specie naturale o della varietà di allevamento, si identifica uno dei più belli ed interessanti pesci per l'acquariologia di acqua dolce, originario del Sud America, specificatamente dal bacino del Rio delle Amazzoni.
Dopo una recente ridefinizione sistematica sono state individuate tre specie distinte di questo splendido ospite dei nostri acquari: Symphysodon aequifasciatus, Symphysodon discus e Symphysodon tarzoo; alle tre specie naturali si aggiungono innumerevoli varietà di allevamento, frutto di incroci e selezioni portate avanti per decine di anni dagli appassionati di tutto il mondo, spesso contraddistinte da livree particolarmente colorate.

Symphysodon aequifasciatus
Ssp. Blu

Symphysodon Aequifasciatus
Ssp. Marrone

Symphysodon Aequifasciatus
Varietà Royal Blue

Symphysodon Discus

Symphysodon Tarzoo

Symphysodon Tarzoo
Varietà Rio Nanay
Areale di provenienza del
Symphysodon aequifasciatus
Ssp. Blu

Areale di provenienza del
Symphysodon aequifasciatus
Ssp. Marrone

Areale di provenienza del
Symphysodon discus

Areale di provenienza del
Symphysodon tarzoo

Qui di seguito si parlerà della riproduzione del Discus senza fare distinzione tra le tre specie originarie e le tantissime di allevamento in quanto più o meno tutte si equivalgono per la difficoltà dell'operazione; non sono neanche vere le generalizzazioni che si sentono in giro: ci sono tanti e tali fattori da prendere in considerazione che può benissimo succedere che non si riesca a far riprodurre una coppia di Discus Marroni, generalmente indicata come una specie facile, mentre invece una coppia di Discus di Heckel, considerati specie difficile da riprodurre, produca frequentemente numerosa progenie..
La riproduzione in acquario di questo splendido pesce è resa molto difficile ed impegnativa soprattutto da tre motivi fondamentali: particolarità delle condizioni ambientali delle zone di origine, indole degli esemplari, alimentazione degli avannotti; questi tre motivi sono talmente concatenati tra di loro che formano un circolo vizioso che tuttora non si è riusciti a spezzare e che relega il Discus nell'annovero dei pesci cosiddetti impossibili.
Originario dei corsi d'acqua della foresta pluviale dell'alta Amazzonia, è abituato ad un'acqua estremamente povera di sali minerali (Durezza 1° / 2° dGh ); contemporaneamente lo scorrere di questi torrenti o fiumiciattoli su di uno spesso strato di sedimenti vegetali, provocati dal disfacimento della foresta equatoriale, ne arricchisce le acque di acidi umici e di estratti vegetali, portandone l'acidità a livelli molto bassi (PH 5,5 / 6).
Il discus è un pesce di indole estremamente timida e paurosa, infatti basta un nonnulla che accada, dentro o fuori della vasca, per spaventare la coppia ed indurrla a mangiare le uova o l'intera nidiata.
L'evoluzione ha dotato questi pesci di un sistema per nutrire la prole che è molto vicino a quello dei mammiferi; alcune ghiandole dell'epidermide, dopo la deposizione, cominciano a secernere un liquido vischioso simile al muco, altamente nutritivo, che viene istintivamente mangiato dagli avannotti; la differenza rispetto ai mammiferi consiste nel fatto che queste ghiandole sono presenti in tutte e due i sessi e che sono diffuse su tutta la superficie del corpo e non concentrate, come nei mammiferi, in zone precise, le mammelle, tipiche del sesso femminile.
Alla luce di quanto sopra riportato per la riproduzione dei duscus occorre allestire una vasca molto grande, di almeno trecento litri, con le pareti oscurate e sistemata in un luogo molto tranquillo; questa vasca va riempita con acqua trattata con le resine scambiatrici di ioni fino ad eliminare del tutto la presenza dei sali minerali e filtrata attraverso la torba attiva in granuli, sino a raggiungere i valori prescelti di durezza e di acidità; sono necessari anche un potente impianto di filtraggio, meglio se composto da un Filtro Esterno pressurizzato, con la portata oraria di almeno tre volte la capacità dell'acquario, riempito con corpi ceramici, lana sintetica e torba attiva in granuli.
Per evitare che i riproduttori depongano le uova sul vetro del termoriscaldatore, con la conseguente "cottura" delle medesime, è meglio inserire anche un potente termoriscaldatore intubato nel circuito del filtraggio.
Sarebbe certamente meglio far formare spontaneamente una coppia in un piccolo branco di otto o dieci giovani esemplari ma molte volte, per ovvi motivi di costi e di spazio disponibile, ciò non è possibile; una volta inserita la coppia nell'apposita vasca la si inizia a nutrire in maniera sostanziosa con abbondante cibo vivo: artemie, tubifex, chironumus e larve di zanzara; se si è fortunati i riproduttori accettteranno anche mangime surgelato, artemia e chironomus, Mangime Liofilizzato o mangime secco in grosse scaglie; per evitare di sporcare l'acquario con troppo abbondanti distribuzioni o per evitare di impaurire i riproduttori trafficando nelle loro vicinanze è meglio utilizzare uno di quegli appositi distributori di cibo.
Bisogna considerare che molte volte la buona riuscita di una riproduzione dipende dalle perfette condizioni di salute dei riproduttori.
La deposizione solitamente avviene su di un sostegno appositamente ripulito dalla coppia durante i preliminari all'accoppiamento; quindi come arredamento si può inserire una o più piante con foglie grandi e robuste, con le radici inserite in un vasetto di coccio per non farle galleggiare liberamente, ma è sicuramente meglio arredare la vasca con un apposito cono in terracotta, che di solito riscuote un grande successo, meglio se dotato sulla base di un risvolto che impedisce di perdere le uova eventualmente attaccate malamente dalla femmina durante la deposizione.
Una volta che la femmina è pronta per deporre le uova termina la pulizia del substrato prescelto mentre il maschio comincia il suo corteggiamento: evidenzia al massimo i suoi colori, allarga il più possibile le pinne ed inizia a tremare, poi si pone di traverso al nuoto della compagna cercando di condurla verso il supporto appena ripulito, per le prime volte la femmina si ritrae e la coppia inizia di nuovo questa specie di danza finquando la femmina decide che è giunto il momento di deporre le uova ed estrae l'ovopositore, un piccolo organo cilindrico che fuoriesce dal corpo appena dietro le pinne ventrali.
La femmina inizia ad deporre le uova, di color giallo, traslucide ed adesive, in lunghe file verticali spostandosi sul sostegno prescelto generalmente dal basso verso l'alto, durante la deposizione è immediatamente seguita dal maschio che sfiora le uova, appena deposte, con la sua papilla di fecondazione, leggermente più piccola rispetto all'ovodepositore della femmina e di forma conica.
La femmina può deporre alcune centinaia di uova e quindi la deposizione può durare a lungo, anche perchè ogni tanto la coppia si prende una piccola pausa, facendo un giro di controllo della zona.
Finita la deposizione la coppia inizia subito a sorvegliare le uova, muovendo loro intorno l'acqua con le pinne pettorali per favorire al massimo l'ossigenazione dell'embrione in formazione e per evitare che vengano coperte dai sedimenti in sospensione, le uova che diventano bianche, sintomo della morte dell'embrione, sono immediatamente prelevate da uno dei due riproduttori per evitare che possano far ammuffire le uova circostanti.
Con una temperatura attorno ai 28° / 30° C, la cura delle uova prosegue per circa cinquanta ore, durante le quali i genitori, spesso ma non sempre, smettono di alimentarsi per non distrarsi dall'arduo compito.
Giunte le uova a maturazione, i piccoli pesci cominciano a dimenarsi per rompere il guscio dell'uovo, prontamente uno dei due riproduttori lo prende in bocca, lo libera dai residui del guscio e lo risputa su di un altro supporto preventivamente ripulito, anche quelli che cadono sul fondo vengono prontamente raccolti dai genitori; gli avannotti alla nascita sono piccolissimi e muniti di un disco adesivo sul capo che gli permette di rimanere attaccati al nuovo substrato.
E' molto importante non disturbare la coppia, durante tutta la riproduzione, con gli eventuali interventi di controllo e di manutenzione.
L'utilizzo di un filtro esterno pressurizzato permetterà, inoltre, di non infastidire i riproduttori con i necessari interventi di manutenzione o di sostituzione dei materiali filtranti.
Dopo due o tre giorni gli avannotti hanno completamente riassorbito il sacco vitellino e nuotano liberamente per la vasca, sempre tenuti sotto stretta sorveglianza dai genitori; l'istinto li porta a nuotare lungo i fianchi dei genitori dove trovano nutrimento e protezione.
Per un primo periodo i piccoli si nutrono esclusivamente del muco secreto dalla pelle dei genitori poi, dopo qualche settimana, possono essere svezzati con infusori, parameci o con naupli di artemia salina fatti appositamente dischiudere e somministrati con una siringa ed un tubo lungo e sottile ad essa collegato.
Inizialmente i piccoli avannotti presentano la classica forma a fuso, tipica dei pesci normali, dopo un periodo di circa tre mesi cominciano ad assumere la forma discoidale dei loro genitori; quando hanno raggiunto un diametro di circa un centimetro possono essere tolti dalle cure dei genitori ed allevati in una vasca apposita.
Indice dei Pesci di Acqua Dolce Tropicale